“Se le aspettative dei genitori riguardo ai propri figli sono così diverse a seconda del loro sesso, è inevitabile che essi reagiscano ai loro richiami di conseguenza fin dal primo momento in cui se li ritrovano tra le braccia. Questo semplice fatto porta fatalmente i bambini dei due sessi a compiere e vivere esperienze differenti.”
Così ha scritto Elena Gianini Belotti nel suo libro uscito per la prima volta nel 1973: “Dalla parte delle bambine”, in cui ha messo in luce come i condizionamenti sociali e familiari siano determinanti nella formazione dell’identità.
Un bambino che gioca con le bambole è un bambino empatico che sta vivendo l’esperienza del “prendersi cura”, che sta nutrendo la sua gentilezza, che sta esprimendo emozioni da riconoscere e non da reprimere. Giocando con una bambola ha l’opportunità di rielaborare, a suo modo, le esperienze che caratterizzano la sua vita e il suo rapporto con gli altri. I bambini non solo devono essere liberi di fruire e impadronirsi di quei giochi, che secondo uno stereotipo ancora troppo diffuso, vengono attribuiti alla sola sfera femminile, ma anzi, è bene che interiorizzino l’uguaglianza tra maschio e femmina e questo può avvenire solamente se noi adulti rispettiamo il loro gioco, senza intrappolarli in quegli stereotipi di genere che limitano lo sviluppo emotivo e alimentano la discriminazione nei confronti delle femmine.
Pensiamo ad un altro esempio, ad un bambino che chiede di giocare con le armi, una richiesta che spesso noi adulti tendiamo a non accettare. Come dice B. Bettelheim, però, impedire ai bambini di fare giochi con le armi “perché si ha in odio la violenza e la guerra, è negativo per il bambino e riflette esclusivamente preoccupazioni e paure nostre. C’è chi teme che la passione per le armi, da bambini, sia la causa della violenza degli adulti, o addirittura che, giocando a questi giochi, il loro figlio possa diventare da grande un assassino. Ma questi sono ragionamenti sbagliati e pericolosi“ e ancora “giocare alla guerra e con le armi consente di scaricare le frustrazioni accumulate, e quindi tende a ridurne il livello. Di conseguenza il bambino riuscirà a controllare i sentimenti aggressivi e ostili, più facilmente che non se gliene fosse impedita la scarica a livello simbolico.” Il gioco è uno strumento a disposizione dei piccoli (e non solo) per elaborare la realtà e affinare gli strumenti per viverci al meglio.
Letture per approfondire:
Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, ed. Universale economica Feltrinelli.
Bruno Bettelheim, Il mondo incantato, ed. Universale economica Feltrinelli.
Bruno Bettelheim, Un genitore quasi perfetto, ed. Universale economica Feltrinelli.
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