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  • Immagine del redattorecristiana soldaini

L'oggetto speciale

Qual'è l'oggetto speciale di tua/o figlia/o?


Nei primi anni di vita, esiste una sensazione nel bambino di essere tutt’uno con la madre, uno stato simbiotico che con la crescita inizia piano piano a diminuire, permettendo al bambino di capire che esiste un mondo esterno, una realtà che è oltre il legame affettivo originario.

Questa separazione naturale che coinvolge l’aspetto psico-affettivo è fondamentale per infondere nel bambino il senso d’identità: io mi riconosco come unico, come un individuo in mezzo agli altri dunque io sono, io esisto.

Questa fase inizia intorno al quarto mese di vita e termina intorno al primo anno di età (con un'ampia variabilità tra bambino e bambino) e viene definita come un'area intermedia di esperienza caratterizzata dalla crescente capacità del bambino di accettare la realtà.

È in questa fase della crescita che il bambino usa degli “oggetti” che appartengono al regno dell'illusione, dell'immaginazione e che hanno un grande valore simbolico perché rappresentano la madre. Sono “oggetti” con una grande carica affettiva, coi quali il bambino crea un legame speciale e che hanno lo scopo di accompagnarlo nel suo naturale processo di separazione, offrendo un'alternativa tra la madre e la sua assenza (rassicurandolo dalla separazione e facendogli accettare la realtà).


Molto spesso, per le sue caratteristiche, questo speciale oggetto, definito da Donald Winnicott “oggetto transizionale”, può essere il lembo di una coperta, un peluche, una particolare parola il cui uso diventa vitale per il bambino prima di andare a letto etc.. . Morbidi, impregnati di odori inconfondibili che appartengono sia alla mamma che al bambino (per questo preferibilmente la madre non deve né pulirlo né lavarlo), mutilati, succhiati, trattati con affetto e col tempo disinvestiti di carica affettiva ma mai dimenticati, sono tutti oggetti "speciali" che diventano parte inseparabile dal bambino e che andranno a costruire il primo possesso di qualcosa altro da lui.


Tutto ciò è reso possibile dalla particolare capacità della madre di adattarsi ai bisogni del suo bambino, concedendogli così l’illusione che quello che egli crea, esista davvero.



Letture per approfondire:

D. Winnicott, Gioco e realtà, ed. Classici Armando.



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