Parlare è un processo naturale e apparentemente semplice (richiede lo sviluppo e l’affinamento di diverse abilità) in cui è essenziale la relazione con l’ambiente, con gli altri (bisogna essere immersi in un contesto linguistico).
Il cervello dell’essere umano è predisposto geneticamente all’apprendimento del linguaggio ma per favorire l’acquisizione delle competenze linguistiche è importante che mamma e papà comunichino con i bambini fin dal periodo intrauterino, quando ancora sono nel pancione (si pensi che appena nati i neonati sono in grado di distinguere la voce della propria mamma e crescendo, possono discriminare tra due diverse storie mostrando di riconoscere e preferire quella che la madre gli aveva letto durante gli ultimi 3 mesi di gravidanza).
Mostrare fin da subito un sincero interesse per i tentativi di comunicazione del bambino è fondamentale perché grazie all’ascolto degli altri, si sentirà accolto e importante e quindi supportato nelle sue ricerche e scoperte. Più si racconta, si legge, si canta al proprio bambino, più saranno le parole che imparerà e saprà utilizzare, purché si mantenga viva la relazione e ci si adegui alle sue necessità e modalità di comunicazione (l’uso frequente dei dispositivi elettronici nei primi anni di vita, invece, non aiuta ad arricchire il linguaggio proprio perché manca la reciprocità).
Ambiente e dotazione genetica interagiscono fin dal periodo fetale, dalla nascita e durante tutta la crescita: la dotazione genetica risponde alla stimolazione ambientale e la stimolazione ambientale influenza la dotazione genetica, affinandola e orientandola nel corso dello sviluppo. Se così non fosse, tutti i bambini parlerebbero la stessa lingua!
Letture per approfondire:
R. Michnick Golinkoff, K. Hirsh-Pasek, Il bambino impara a parlare, Raffaello Cortina Editore
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